spade di alluminio

pag. 44  pag. 50


Ho questo amico con cui spesso facciamo dei giri
in macchina, giriamo la città e nel frattempo ascoltiamo
la radio. Ci piacciono vecchi pezzi rock, parliamo
dei nostri progetti. Vorremmo un lavoro che
ci faccia fare le cose che sappiamo fare. Ci chiediamo
dove si possa bere una birra belga, ci chiediamo
quando potremo mai permetterci una bottiglia
di Oban o di Lagavulin. Cavalchiamo il nuovo viadotto,
le luci blu tagliano il cielo in quattro strisce. Tra
le campate del viadotto, nascosti alla vista,
ci sono i rapanelli e i pomodori. Stanno
erigendo delle nuove palazzine, mi fa notare il mio amico.
Hanno spianato tutto quanto, hanno scavato delle fosse.
Hanno bruciato gli ultimi sterpeti. Stanno combattendo
il terzo paesaggio. Da queste parti è stata sospesa la caccia
al serpente: il latte, nelle bottiglie verdi, ha
lasciato una crosta gialla, appiccicosa. La benna toglie
le foglie croccanti del tarassaco, ogni gemma
di diamante, ogni rovo. Metteranno cemento,
pietre ollari. Teli di plastica spessa impediranno
la diffusione dei papaveri, delle erbe spontanee, della vita.
Dalla sommità del viadotto si vedono le spianate nere.
Fra un mese, al massimo due, inaugureranno
una nuova rampa, daranno forza al progresso, pomperanno
questo umore d’argento in un corpo morto. Aggiorneranno
la cartellonistica perché non ci si possa perdere e non
ci si possa ritrovare, perché ci sia concesso di raggiungere,
senza alcun indugio, i remoti centri produttivi, Mc Donald’s,
l’Ikea. Gli elicotteri volano bassi come libellule
la luce del giorno contende ai lampioni
il cappotto della notte. Al nostro fianco
viaggia una colonna di mezzi militari. Snelle palazzine
dal tetto bianco, spade di alluminio. La gente vuole
solidi recinti di ferro e belle tuie, belle gonfie tuie.
Prati senza un insetto di smeraldo, giardini, giardini pallidi
che siano ben visibili dalla camera dei bimbi,
una camera ancora vuota e fredda. L’importante è avere
un vialetto dritto, senza una curva, dritto senza impedimenti
lanciato verso la fine di tutto quanto. Un vialetto dove la ghiaia
sia sempre pettinata con la perizia di un monaco
vestito di grigio. E che non manchi un bel garage
che si apra a comando: come tutto quanto.

pag. 44  pag. 50

Back To Top